GIULIETTA

Crediti

musiche di Ives, Berlioz, Bernstein, Ciaikovsky
con Eleonora Abbagnato, Simone Agrò, Rebecca Bianchi, Gabriele Consoli, Bryan Ramirez, Simone Repele, Sasha Riva, Michele Satriano, Mattia Tortora e la piccola Julia Balzaretti (figlia di Eleonora Abbagnato)
pianoforti Marcos Madrigal e Alessandro Stella
costumi Anna Biagiotti
scenografia Michele della Cioppa
luci Alessandro Caso
trucco e acconciature Luigi Rizzello
sarta Elena De Angelis
produzione Daniele Cipriani Entertainment
 

Il Programma

Alla piccola grande donna immortalata da William Shakespeare, e dopo di lui da innumerevoli pittori, musicisti, scrittori, registi e coreografi, è dedicato questo spettacolo, in cui le arti della musica, della danza e della poesia si uniscono per dipingere a colori ora delicati, ora vivissimi un ritratto nuovo della più celebre veronese di tutti i tempi e di ciò che rappresenta. A incarnarla la ballerina Eleonora Abbagnato, direttrice della Compagnia di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma e già étoile dell’Opéra di Parigi. Pagine musicali ispirate alla tragedia di Shakespeare sono eseguite dal vivo in palcoscenico da due virtuosi del pianoforte, Marcos Madrigal e Alessandro Stella, che diventano protagonisti dell’azione stessa anch’essi, insieme ai ballerini. Giulietta sarà danzata sull’ouverture-fantasia Romeo e Giulietta di Piotr I. Ciaikovsky.  Una bionda bambina è assorta in romantici sogni a occhi aperti: una piccola Giulietta dei nostri giorni che immagina se stessa adulta, bellissima e appassionata, accanto al suo innamorato. Si assomigliano la piccola e la grande Giulietta, poiché la donna è Eleonora Abbagnato, la bimba Julia Balzaretti, figlia dell’étoile, di dieci anni. Il “Romeo” contemporaneo, quintessenza del giovanotto “cool” secondo i parametri della fantasia infantile odierna, è Sasha Riva.

Le sorprese di questo balletto saranno tante: presente, futuro e anche passato (con reminiscenze di Capuleti e Montecchi) si fondono, mentre un amico immaginario (Simone Repele) scandisce il tempo a giri di bicicletta. Al contempo eterea e sensuale, impalpabile e volitiva, dal fascino senza tempo, Eleonora Abbagnato rappresenta “l’idea” di Giulietta quale simbolo dell’amore: amore tra uomo e donna, ma anche tra persone dello stesso sesso, amore tra adolescenti (come nella tragedia di Shakespeare), ma anche tra persone di età diverse. È appunto a questo tipo di rapporto amoroso che è dedicata la coreografia di grande intensità, firmata da Uwe Scholz, geniale coreografo tedesco scomparso prematuramente all’inizio del secolo, che apre la serata: Eleonora Abbagnato e Michele Satriano, primo ballerino del Teatro dell’Opera di Roma, interpretano il passo a due dal balletto Rosso e Nero, creato nel 1988 per Vladimir Derevianko e Eileen Brady e rimontato qui da Giovanni Di Palma.

Nel romanzo di Stendhal, nonché nel balletto-capolavoro di Scholz, viene descritta la passione, tinta di mille sfumature contrastanti, tra il seminarista Julien Sorel e la sua più matura amante, Madame de Rênal; la musica è tratta, non a caso, dalla “symphonie dramatique” Roméo et Juliette di Hector Berlioz. Se il filo conduttore è l’amore in tutte le sue sfaccettature, al noto slogan della rivoluzione psichedelica degli Anni ‘60 viene aggiunto un elemento che fa riferimento sia all’odierno riconoscimento dei diritti LGBT, sia alla pressante esigenza di ricercare una pace sul nostro pianeta: Giorgio Mancini crea Rainbow, Love & Peace sulla West Side Story Suite per due pianoforti diLeonard Bernstein. Viene evocato l’amore tra persone dello stesso sesso, andando comunque ‘oltre l’arcobaleno’ per raggiungere una fratellanza più estesa. Il prologo di Romeo and Juliet, in realtà un sonetto, è sussurrato alla piccola Julia/Giulietta dall’amico immaginario. Ma Shakespeare scrisse un’intera raccolta di sonetti che hanno ispirato a Daniele Cipriani il suo spettacolo Giulietta. Essi sono dedicati alla persona (o persone) di cui lo scrittore si era invaghito: una giovane donna? Un giovane uomo? Una figura enigmatica, misteriosa (quanto il Bardo stesso), di cui non conosceremo mai l’identità. Chiamiamo anche lei (o lui) semplicemente “Giulietta”… oppure, ancora più semplicemente, “Amore”.