“L’importanza di chiamarsi Ernesto” al Teatro Verdi con Lucia Poli e la regia di Geppy Gleijeses
Appuntamento mercoledì 3 dicembre alle 20.45 al Teatro Verdi
per la produzione della goriziana ArtistiAssociati
Mercoledì 3 dicembre alle ore 20.45, il Teatro Comunale “Giuseppe Verdi” di Gorizia accoglie uno dei più grandi classici del teatro brillante: L’Importanza di chiamarsi Ernesto, capolavoro di Oscar Wilde, qui proposto nella nuova edizione diretta da Geppy Gleijeses, che firma la regia dopo aver interpretato l’opera in un allestimento storico di enorme successo.
Definita da molti “la commedia perfetta”, l’opera prodotta da Dear Friends e ArtistiAssociati di Gorizia, torna sulle scene in una produzione che riporta sul palco una delle interpreti più amate del teatro italiano, Lucia Poli, nuovamente nel ruolo iconico di Lady Bracknell, affiancata da un cast d’eccellenza: Giorgio Lupano, Luigi Tabita, Maria Alberta Navello, Giulia Paoletti, Gloria Sapio, Bruno Crucitti e Riccardo Feola (crediti completi nella scheda).
La commedia fu messa in scena dalla stessa compagnia per la prima volta nel 2000, con la regia di Mario Missiroli, riscuotendo un successo tale da raggiungere record di presenze nei maggiori teatri italiani – dal Teatro della Pergola di Firenze al Goldoni di Venezia fino al Franco Parenti di Milano. Oggi, grazie a questa nuova edizione, Gleijeses e Poli riportano alla luce “una perla del teatro mondiale”.
La forza senza tempo della commedia di Wilde
Ambientata nella raffinata e rigida Inghilterra vittoriana, L’Importanza di chiamarsi Ernesto racconta gli intrecci comici e gli equivoci identitari di John Worthing e Algernon Moncrieff, impeccabili gentiluomini che conducono una doppia vita, inventandosi rispettivamente un fratello e un amico immaginario pur di sfuggire alle convenzioni sociali.
Il gioco di scambi di nome, personalità e relazioni esplode quando i due protagonisti s’innamorano di Gwendolen e Cecily, giovani donne ferme nella convinzione di poter amare soltanto un uomo di nome “Ernesto”. Da qui prende vita una delle macchine teatrali più perfette mai scritte, basata su dialoghi taglienti, paradossi irresistibili e una satira affilata delle ipocrisie borghesi.
Wilde utilizza la leggerezza della commedia per smascherare temi profondamente attuali: l’ossessione per l’apparenza, la costruzione dell’identità, la fragilità delle maschere che indossiamo ogni giorno. Il risultato è un classico che continua a divertire e sorprendere per modernità e lucidità.
La nuova edizione firmata Geppy Gleijeses
La regia di Gleijeses restituisce al testo brillantezza, ritmo e misura, valorizzando la traduzione di Masolino D’Amico e un impianto scenico elegante e funzionale, con scene di Roberto Crea, costumi di Chiara Donato, luci di Francesco Grieco e i disegni scenografici di Martina Gallo
Un allestimento fedele allo spirito originale, che amplifica la raffinatezza del linguaggio di Wilde e il meccanismo comico fatto di inganni, equivoci e rivelazioni.
L’Importanza di chiamarsi Ernesto si presenta come uno dei momenti più attesi della stagione teatrale 2025/2026 del Verdi: un incontro perfetto tra teatro classico, brillantezza e ironia contemporanea.
