Crediti
Ideazione di Miriam Costamagna e Andrea Lopez Nunes
Regia, drammaturgia e cura dell’animazione di Nadia Milani
Con Miriam Costamagna, Andrea Lopez Nunes e Federico Meneghel
Scene, sagome e puppets di Gisella Butera, Andrea Lopez Nunes, Miriam Costamagna, Nadia Milani e Matteo Moglianesi
Musiche originali di Andrea Ferrario
Voci di Aurora Aramo, Arianna Aramo, Miriam Costamagna, Andrea Lopez Nunes, Nadia Milani e Giacomo Occhi
Disegno luci di Matteo Moglianesi e Andrea Lopez Nunes
Consulenza registica di Matteo Moglianesi
Produzione di Drogheria Rebelot
Con il sostegno di Festival Mondial des Theatres de Marionnettes di Charleville Mézierès e BIBOteatro
In collaborazione con Teatro Gioco Vita (PC), Associazione Artemista (PV), Zona K (MI), In scena Veritas (PV), Comune di Libiate (MB)
Spettacolo selezionato nel progetto Cantiere 2019 del Festival Incanti di Torino

PH Matteo Milani
Scheda Spettacolo
“Caro Lupo” è l’inizio di una lettera che ha il sapore di una fiaba.
In una buffa casa in mezzo al bosco si sono appena trasferiti la mamma, il papà e Jolie, una bambina coraggiosa con una fervida immaginazione. Jolie ama le costellazioni, il suo inseparabile orso di pezza Boh e le cose che fanno un po’ paura. I suoi genitori sono eccentrici e in molte faccende affaccendati, quindi non le credono quando la bambina nota una presenza insolita provenire dal bosco, che la affascina e la terrorizza insieme. E quando Boh scompare, Jolie decide di partire alla sua ricerca verso l’ignoto, si addentra nel bosco, si imbatte in ombre scure e quando pensa di essersi perduta per sempre, Nonno Nodo e Nonna Corteccia le regaleranno la chiave per affrontare la paura. Perché essa si può addomesticare e, se guardata da vicino, sa diventare piccola e preziosa. Dipende sempre dal nostro sguardo su di lei.
Lo spettacolo si susseguirà con l’alternarsi di due livelli dimensionali, micro e macro, in un continuo cambio di punto di vista dello spettatore. Alle immagini si sovrappongono le parole, la drammaturgia musicale originale e la drammaturgia luminosa che si compone di tagli di luce, di riflessi, di sovrapposizioni e di dissolvenze.
Il nostro desiderio è quello di far dialogare il linguaggio del teatro delle ombre con quello del teatro su nero. La scelta del linguaggio del teatro d’ombre è determinata dalla sua intrinseca natura evanescente e misteriosa. L’ombra è qualcosa che vediamo ma che non possiamo toccare e sulla quale non possiamo agire: l’ombra rappresenta così la paura stessa.
Il teatro su nero è un linguaggio profondamente immaginifico dove l’applicazione di un taglio di luce permette l’animazione di oggetti, materiali e pupazzi rendendo gli animatori completamente invisibili. Il nero ci permette di inscenare un mondo magico dove reale ed irreale si confondono.
Note di regia
Quando ero piccola vivevo in una grande casa ai confini con un grande bosco. Ricordo perfettamente le emozioni che provavo verso di lui. Quel misto di paura e curiosità che mi coglievano ogni volta che ci entravo. Il sogno ricorrente di perdermi. E il nonno che mi chiedeva
“Forza, fammi vedere quanto è grande la tua paura” ed io che spalancavo le braccia più che si può. Incontrare Jolie è stato, per me, tornare ad essere quella bambina. Ed è così che inizia questa storia.
Il linguaggio della fiaba diviene il nostro mezzo, il Lupo è archetipo che da sempre simboleggia il sentimento della paura. La protagonista è una bambina, Jolie, con cui i nostri piccoli spettatori e le nostre piccole spettatrici potranno empatizzare e in cui potranno immedesimarsi come se vivessero la favola in prima persona. Proveranno paura con lei, per lei ed insieme a lei la supereranno. La drammaturgia trova inizio in una lettera che Jolie adulta scrive al Lupo, una lettera appassionata che ci porta nel vivo del racconto, dove le parole vengono accompagnate da immagini che vivono tra proiezioni in ombra e figure animate grazie alla tecnica dell’animazione su nero. La comunicazione si sposta su un altro livello, dove le immagini diventano protagoniste indiscusse della messa in scena.
Il “nero” diviene quindi contenitore di possibilità infinite, in cui diversi linguaggi possono fondersi in processi di ricerca e sperimentazione. Il buio, quel buio che fa spesso così tanta paura, appare immobile, vuoto, profondo, informe, ma la vita, con tutta la sua potenza, si scatena in un istante. La fiaba ci accompagna alla scoperta di come il superamento delle nostre paure può farci vedere le cose con altri occhi, perché se abbiamo qualcuno accanto le paure fanno un po’ meno paura e spesso, alla fine, quando si sono fatte piccole piccole, per le nostre paure proviamo un sentimento dolcissimo, quasi un sentimento d’amore.
Nadia Milani